LE VOCI DEL SILENZIO
XXIV Rassegna di Teatro delle Scuole 2011 - LODI

DAL SILENZIO
Silenzi sonori e sonorità silenziose
Laboratorio delle diverse abilità  Liceo Statale Maffeo Vegio

All’inizio prove di voce, emissioni di suoni di diversa durata ed intensità, poi prove di rumori, fogli di giornale accartocciati, teli di plastica  strattonati, legni sfregati, pochi strumenti musicali  riconoscibili in quanto tali, due triangoli e un tamburo stranamente utilizzato. Lentamente, un giorno, ha scritto Federico: “quando ho iniziato a fare teatro non capivo proprio dove ci avrebbe portato questa esperienza, mi sembrava che non avesse nessun senso quello che facevamo. Poi però ho capito che il mio giudizio era sbagliato. Dentro ogni singolo esercizio ho trovato i perché, ho scoperto che oltre a divertirmi  stavo facendo un lavoro interessante: far sentire la voce di chi di solito non la può far ascoltare”. Di prova in prova, tra gennaio e maggio,  i rumori si sono accordati con attimi di silenzio, i frammenti di silenzio sono divenuti intervalli per giochi vocali e respiri. Dallo sconcerto degli inizi ben presto si è passati a cogliere – in un continuo lavoro di ascolto, di concentrazione e di azioni guidate dalla combinazione di nuovi accadimenti acustici – la via di una preziosa concertazione non lontana dagli stilemi della musica contemporanea. Con mano lenta e incerta  ma con acutezza di pensiero Federico ancora ha scritto: “Anche il silenzio è musica e i suoni riempiono questi spazi con la loro voce. Io ho molti silenzi e la mia musica a volte è un accordo stonato. Tradurre in musica la mia vita è darle il giusto rintocco e la giusta nota con lo strumento un po’ scordato. Silenzio è ascoltare il cuore di chi parla pianissimo e legge ogni attimo di vita. Anche i suoni sono quel qualcosa che permette al silenzio di cambiare direzione e assumere movimento. Io posso parlare nella musica e correre nel rumore, avere bisogno di essere ascoltato e di ascoltare per riposare dalla fatica che faccio a vivere. Bisogna ascoltare i respiri che sono le note della fantasia per immaginare di riempire gli spazi che da solo non posso proprio raggiungere e riempirli di movimento e di musica. Macchine sonore  che fanno parlare  anche chi non può. Poi tornerà il silenzio  ma tutti ora sanno che anch’io ho la mia voce”. Nelle dinamiche di una spazialità instabile, nel divenire degli spostamenti e delle soste in scena, nel succedersi di azioni individuali e di figurazioni d’insieme, fruscii, frastuoni, sillabazioni, modulazioni vocali, improvvisazioni  compongono una bella pagina di musica autentica.