LE VOCI DEL SILENZIO
XXIV Rassegna di Teatro delle Scuole 2011 - LODI

OGOA. MAGIA D’AFRICA
Classe 5A Scuola Primaria S.F. Cabrini
Casse 3B Liceo Statale Maffeo Vegio

Un  lento ritmo di jambè rompe il silenzio della scena: un narratore e una piccola narratrice avanzano nello spazio; le loro voci alternate danno il via al racconto. “Prima che ci fosse l’uomo, sulla terra non esisteva nulla, solo un albero alto e forte nel mezzo della pianura…”. La storia si snoda tra immagini di alberi e nuvole, tra squarci di lampi e rombi di tuoni fino alla comparsa della grande madre Woyengi che nel silenzio dell’universo plasma uomini e donne e li affida alla vita. A tutti chiede ciò che desiderano, a tutti dà una possibilità di realizzare i propri sogni. C’è chi vuole fortuna, chi non disdegna la sventura purché accompagnata da avventure, chi aspira ad una vita da vivere intensamente, chi desidera tanti figli . E la risposta della dea è sempre “Ciò che vuoi sarà”.  Ma Ogoa, fanciulla coraggiosa e libera,  si rivolge a Woyengi chiedendo poteri magici per guarire le malattie, per penetrare i pensieri, per comprendere i linguaggi di tutti gli esseri viventi. E la grande Madre ancora una volta risponde “Ciò che vuoi sarà”.  Per Ogoa la vita diventa così ricerca continua che con il trascorrere del tempo si fa tristezza: le manca qualcuno da cullare, un volto da consolare, la possibilità di accompagnare un figlio alla soglia della vita e di iniziarlo al mondo. Cerca allora di tornare da Woyengi, di ricominciare una nuova esistenza. Infiniti ostacoli si frappongono tra lei e la meta: Isembi l’uomo delle fronde, Egbé il signore dei villaggi e delle città, l’oceano infinito, il dio Ada. E tutti le sconsigliano il viaggio. Lotta Ogoa, lotta fino al limite della morte e arriva di nuovo nella grande pianura ai piedi del sacro albero. Rivede lo straordinario spettacolo della creazione.  La grande madre la scopre e le rivela l’impossibilità di ricrearla di nuovo. Può però farle il dono di essere la madre dell’umanità che cerca, di tutti coloro che non si accontentano di vivere giorno per giorno, ma vogliono incontrare nel cammino quotidiano il potere immenso del silenzio che crea e ricrea. Lo spettacolo si costruisce nel gioco del movimento dei corpi che disegnano le scene nella semplicità dei gesti sottolineati dal suono del tamburo, dei bongos e di canti africani in lingua Igbo. Prendono così vita immagini simboliche  come l’albero, le nuvole, il villaggio delle mamme, il roveto, il mercato nelle varie lingue - araba,  albanese, filippina, rumena, peruviana - gli incontri scontri tra la maga e i vari personaggi.  Un viaggio in un mondo dove i canti, le voci della natura, i suoni trovano la loro massima espressione nelle pause dei movimenti, nei silenzi delle attese, nella sospensione che la narrazione di scena in scena crea e trasforma in azione. Percussioni e canto a cura di Christopher Onwendimma.