LE VOCI DEL SILENZIO
XXIV Rassegna di Teatro delle Scuole 2011 - LODI

SILENZIO. SI VA IN SCENA
Giacomo Camuri
Coordinamento didattico-scientifico Teatro-Scuola

Il peso della parola è il silenzio che essa contiene;
il peso del silenzio è la parola che esso non ha più bisogno di dire.
                                             Michel de Certeau, Mai senza l’altro

Il silenzio non avvolge solo ciò che non si può  né si deve dire. Il silenzio non è solo assenza, mancanza. Non si impone unicamente  per atto di negazione  né si fa strada quando troppo forte sopravanza la percezione dei limiti. E’ nota la familiarità del silenzio con il dolore, con la sofferenza, con le preoccupazioni di un’inquieta attesa. Ma altrettanto radicati sono nell’esistenza degli uomini la ricerca del silenzio e il desiderio di esplorarne  la natura. Così del silenzio si assaporano  la quiete, la pace, il benessere, la condizione d’equilibrio, lo stato di grazia.

Strana condizione quella del silenzio: se ne ha paura, se ne immaginano i vuoti, che fin dai primi anni della vita si colmano di fantasmi e di rumorose insicurezze e se ne sente tuttavia la necessità,  veicolo prediletto dell’immaginazione  e della vita intima. Al silenzio ci si rivolge  per trovare ispirazione  di scrittura, per poter meglio disporre gli atti che prefigurano la produzione di eventi creativi. Nel silenzio ci si raccoglie per maturare spesso decisioni determinanti o gravose.

Un silenzio imperfetto è certo quello degli uomini, sempre minato da un’eccedenza di rumori, di dissonanze, di esondazioni  verbali, amplificati dai mercati dei nuovi media, ma pur sempre un silenzio custode prezioso della condizione umana, che di generazione in generazione si realizza nelle diverse forme della letteratura e delle arti e che soprattutto si esprime nell’istanza, anche se oggi molto compromessa, della libertà.

Se il teatro – ha scritto in Antropologia dei sensi Helmuth Plessner, uno dei padri dell’antropologia filosofica contemporanea – meglio di altre arti mostra, attraverso la figura dell’attore, la verità dell’uomo, che incorpora il suo destino d’umanità facendosi interprete della mobile ricchezza del suo essere corpo e del suo avere un corpo nel gioco del mondo, paradigmatico risulta il rapporto che intercorre sin dagli aspetti più evidenti tra teatro e silenzio.

“Silenzio in sala!”, “Fate silenzio!”, “Silenzio, prego!”  In teatro occorre che le parole tacciano, che i rumori si spengano o che i bisbigli si soffochino. Vi sono immagini che non si colgono con l’esclusiva mediazione degli occhi e vi sono parole che hanno necessità di  essere accolte e immaginate. Nell’uno e nell’altro caso il silenzio è attenzione e ascolto: è interiorizzazione, comprensione e pratica interpretativa. Soprattutto questo è il teatro: pratica di interpretazione, un’interpretazione che non può non discendere tra i silenzi – anche se la cosa può apparire  strana, paradossale – che  si annidano nelle parole, tra le parole, nei gesti, dentro le azioni, attraversono le posture dei corpi.

Così nell’accorto esercizio di brevi e intensi momenti di silenzio pronti a catturare storie nascoste, là dove nelle ore del giorno pause, interruzioni, attimi di meraviglia, improvvise emozioni fanno cadere i suoni e le parole delle abitudini, la XXIV Rassegna di teatro si è proposta di far vivere innanzitutto a bambini, alunni, studenti, agli insegnanti laboratori di ascolto “a tutto campo”: dall’ascolto di sé alla percezione del mondo, dall’ascolto delle voci quotidiane all’ascolto di voci incontrate nella lettura che tuttora insegna il valore poco considerato dei brevi silenzi, strategici alla comprensione di un senso,  nascosti nelle pause indicate dai segni di interpunzione.

Di laboratorio in laboratorio, dalle scuole dell’Infanzia ai licei coinvolti in una ormai lunga e consolidata  pratica teatrale, che potrebbe far di Lodi un centro di rilevanza nazionale, il silenzio si è lasciato con infinita pazienza interrogare, rivelandosi più ricco, interessante e vitale di qualsiasi  parola detta. “Silenzio. Si va in scena!” I preparativi fervono. La tensione  cresce. Trattenuti gli ultimi respiri ai bordi di un sipario chiuso, dal silenzio, signore del palcoscenico, torneranno – come ciclicamente  prevedono i miti di creazione – a fluire parole, a scorrere azioni,  a comporsi storie  di mondi.